Articolo estratto dall’intervista a Francesco Gadaleta del 24 gennaio 2022. Quali sono le previsione del mercato IT per il 2022?
Le previsioni sono molto buone, ci aspettiamo una crescita del 5.5 anno su anno. Valori così alti di crescita non si erano mai visti nel mercato italiano. Le crescite più alte in termini percentuali saranno focalizzate su Artificial Intelligence, Cognitive Computing, Big Data, Cloud e Cybersecurity. Di fatto, aree in cui già da anni diciamo che ci saranno crescite molto importanti.
E su quali mercati?
Il mercato che crescerà di più anno su anno sarà probabilmente quello del Manufacturing. Mi aspetto rimbalzi significativi anche in ambito Insurance e Banking. Così, anche se in misura ridotta, in ambito Utilities. Quest’anno finalmente sarà positiva e anche di molto la crescita anno su anno dello spending IT in ambito Government, sia centrale che locale. E questo deriva dalla forte spinta che ci aspettiamo sarà data da tutte quelle iniziative che saranno finanziate dal PNRR, occasione unica per modernizzare una parte del Paese e che sarà fondamentale per migliorare il suo posizionamento globale, ma allo stesso tempo per rendere più semplice la vita dei cittadini
Quali sono le minacce?
Beh, le minacce principali, dal mio punto di vista sono tre:
- la prima è lo skill shortage: mancano tante professionalità in ambito IT. La richiesta è di gran lunga superiore all’offerta e anche di tanto. Si parla di centinaia di migliaia di posti di lavoro che non hanno oggi riscontro sul mercato dell’offerta, soprattutto in ambiti oggi molto in voga come data scientist o cybersecurity specialist
- la seconda è la great attrition, un fenomeno in parte legato allo skill shortage: oggi più che mai stiamo vivendo un momento in cui non solo è difficile reperire risorse sul mercato, ma è anche difficile trattenerle. Il turn over volontario delle risorse nel mondo IT negli ultimi mesi è quasi il doppio dei periodi precedenti. E questo ha un grande, grandissimo impatto per le aziende. Impressionanti le cifre. Uno studio McKinsey rivela che il 40% dei lavoratori a livello mondiale è intenzionato a cambiare lavoro nei prossimi mesi, e nel nostro Paese fra aprile e giugno 2021 quasi mezzo milione di persone ha dato le dimissioni, secondo le rilevazioni del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Questo è un punto che mi piacerebbe approfondire in una delle prossime puntate di questo blog
- terza minaccia, l’inflazione corrente molto alta che implica un aumento di tutto ciò che serve ad un’Azienda per produrre, ossia l’input price inflation, e che determinerà inevitabilmente un aumento del costo dei salari e quindi del costo del lavoro, che alcuni stimano anche del 4.3% anno su anno. Anche questo è un tema che vorrò approfondire nel mio blog nelle prossime puntate